Quasi vent'anni

Luglio 2008
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.

venerdì 23 gennaio 2009

Peccato capitale

Oggi sono uscito a pranzo perchè non avevo voglia di compagnia.
Seduto al tavolino del fast food ho notato una coppia che non hai mai smesso di guardarsi negli occhi e mi sono subito ricordato di quel pomeriggio in cui, affamati dopo essere stati insieme, siamo entrati in quel bar semivuoto per mangiare qualcosa; avevamo ancora addosso il riverbero delle parole, dei pensieri, degli odori, delle emozioni appena passati ed abbiamo continuato a guardarci con un mezzo sorriso di passione e complicità. Alzando un attimo lo sguardo ho notato il barista che ci osservava e, nella mia presunzione, ho creduto di aver visto un po' d'invidia in quegli occhi per come lei ed io eravamo uniti.
Sicuramente è quello che ho provato io oggi, guardando quei due fortunati disinteressarsi del cibo per rimanere vicini qualche istante in più.

mercoledì 21 gennaio 2009

Quello che non farò

Avrei voluto suonare e cantare per lei al parco, sull'erba, quando fosse tornato il bel tempo.
Avrei voluto imparare più in fretta ad amarla, per tenerla vicino anche con il brutto tempo.
Avrei voluto festeggiare il suo compleanno e regalarle qualcosa da toccare che l'avrebbe fatta pensare a me.
Avrei voluto essere più coraggioso ed averla cercato prima.
Avrei voluto poter correre ancora a rifugiarmi tra le sue braccia.
Non ho più forze nè volontà.
Non so se risponderò al suo ultimo messaggio, a cosa servirebbe se non a confermare la sua decisione? Cosa potrei mai dire di così nuovo e rivoluzionario?

canto di un torbido amore, canto del bene e del male
del buio del mio cuore, del rosso dolore

giovedì 15 gennaio 2009

Anno nuovo...

Ho iniziato il nuovo lavoro nella nuova azienda con il classico carosello di presentazioni del quale rimane solo lo zero virgola percento, poi i primi incontri con gli altri responsabili per farmi spiegare le loro attività e raccogliere le inevitabili richieste.
E' stato quasi anestetico e non mi sono reso conto dei giorni che passavano e, nonostante un raffreddore potente, mi sveglio al mattino con la felicità per aver ricominciato a fare il lavoro che mi piace e la voglia di scoprire cosa mi riserverà la giornata. Il mio capo è molto 'facilitatrice' e questo aiuta a concentrarsi sulle priorità.
Non sono cieco, so che l'entusiasmo dei primi giorni può offuscare i problemi, ma credo che, dopo così tanti colloqui preliminari, verifiche, referenze, la direzione sia convinta che possa aiutarli ad uscire dallo stallo in cui ci troviamo ed a darmi il necessario supporto.
Cero che la parola 'riunione' comincia a diventarmi un po' antipatica...

domenica 11 gennaio 2009

La serenità è un piccolo pensiero

In questo periodo di bassa pressione è bastata la sua capacità di raccontare un banale episodio quotidiano per ridarmi il sorriso; mi ha scritto di come, in questi giorni di nevicate, abbia posticipato il rientro in ufficio preferendo rimanere sotto le coperte. Lo so che non è niente di speciale, ma l'immagine di lei che si crogiola nel letto è stato il mio raggio di sole nel buio, anche se sono invidioso delle coperte che l'abbracciavano al posto mio.

venerdì 9 gennaio 2009

Il tormento senza l'estasi

Che brutto il tormento, specialmente quando deve mascherarsi da qualcos'altro.

sabato 3 gennaio 2009

Siamo ancora qui

Quello che c'è di positivo è che si impara a fare i conti con se stessi.
Quante volte lo sconforto sembra prenderti a martellate e le difficoltà di mantenere due facce ti obbligano a non prenderti in giro, confermando che sei un traditore.
La disperazione dell'ultima volta si è tradotta in un tentativo di abbandono del quale ho vissuto solo il riflesso e perciò riesco a comprendere quanto sia stato complicato solo per una piccola parte, quello che mi ha raccontato, tacendo tutto il resto per amor mio.
Piano piano ne parliamo insieme quando riusciamo a sentirci per telefono, ma quanto senso di incompiuto ci rimane.
Le due occasioni in cui ci siamo visti le abbiamo, come sempre, dedicate ad esaudire il nostro desiderio di stare insieme con la frenesia e la febbre di appartenerci il più possibile; c'è stato poco tempo per le parole ma bastavano gli sguardi. Mi scriveva qualche tempo fa che, nei momenti di passione, guardandomi, le sembra di toccare la mia anima ed io non posso che rabbrividire di questa intensità.
Quando finalmente rimaniamo solo abbracciati, allora cerchiamo di spiegarci, ma è un percorso lungo, guardarsi dentro e farsi guardare vuole tempo.
Mi ha regalato un libro per il mio compleanno e sul biglietto ha riportato un verso di 'Cautious man':

On his right hand Billy tattooed the word love
and on his left hand was the word fear
and in which hand he held his fate was never clear

Non saprei cosa tatuare sulle mie mani, qualunque cosa si mischierebbe con quello che c'è su quelle di lei.