Quasi vent'anni

Luglio 2008
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.

mercoledì 30 marzo 2011

Niente di peggio

Cosa c'è di peggio di un fast food in un centro commerciale all'ora di pranzo?
Di quelli con gli altoparlanti nel parcheggio, che diffondono la musica con il tipico tono da megafono, che sembra che arrivi da lontano. Se poi parcheggi al coperto si aggiunge anche l'eco causato dal seminterrato a cui si mischia lo stridere delle gomme delle auto che fanno manovra.
Quando poi si entra nell'edificio le canzoni si mischiano ai rumori dell'umanità che si muove all'interno; si trova sempre qualcuno che canticchia il pezzo del momento così come tante persone sole ai tavolini che mangiano, ognuna con i suoi pensieri vicino.
Non sono così melodrammatico da ritenere di essere il solo con una storia difficile da gestire, però il centro commerciale per me è un luogo in cui sentirsi in solitudine, dove difficilmente vieni notato.
Carrelli della spesa, abbigliamenti improbabili, bambini che urlano, odore di fritto, cosa c'è di peggio di un centro commerciale all'ora di pranzo?
Niente, appunto.

giovedì 24 marzo 2011

Volumi sconosciuti

Quanto distante mi terrai e quanto a lungo?
Non posso interferire con quello che hai scelto di fare perciò rimango qui dove sai di potermi trovare; non posso fare altro se non rimanere ad aspettare e tenermi pronto se deciderai di farti viva. Lo faccio solo per me, perchè non riesco ad abbandonarti e il continuare ad attendere è come fare qualcosa per te, senza che tu lo sappia e che tu abbia l'assillo di me. Forse sospetti che mi trovi in questa condizione, io credo che anche tu tenga un quaderno simile al mio e che ci scriva qualcosa che mi riguarda, forse deve soltanto colmarsi una misura.
Buonanotte amore mio.

lunedì 14 marzo 2011

Non riesco a parlare d'altro

Vie di fuga ancora non ne ho trovate e non ho nemmeno intenzione di voltarmi da un'altra parte. Mi commuovo ancora al pensiero di quando mi scrivevi che avresti avuto cura di me perchè ero un essere speciale, quindi siccome credo che le parole siano importanti, immagino che anche tu ti trovi in una condizione sospesa, di limbo e che non sia ancora riuscita a cancellarmi del tutto, un po' come quello che accade al protagonista di questa canzone:

Non so con chi adesso sei
non so che cosa fai
ma so di certo cosa stai pensando
è troppo grande la città
per due che come noi
non sperano però si stan cercando

Io spero che tu non riesca mai ad eliminarmi dal tuo cuore e che, presto o tardi, riveda le tue convinzioni a proposito del sapersi accontentare di quello che potremmo avere di noi, considerato che non abbiamo bisogno di prove per dimostrare che tu ed io abbiamo solo sbagliato i tempi, e nemmeno per colpa nostra, ma tutto il resto no.

mercoledì 2 marzo 2011

Ancora nessuna risposta

Ho ricominciato a fare seriamente esercizio con la chitarra, ho recuperato dei dvd di una rivista specializzata e seguo gli argomenti fa bravo scolaro. In un momento di pausa ho ripreso 'Wish you were here' solo per godere delle sonorità degli accordi ma inevitabilmente sono caduto nelle accorate domande che erano rivolte a Syd Barret ed altrettanto scontato è stato il parallelo con quello che ci è accaduto: davvero scambieremo 'cold comfort for change', capiremo se vale di più 'a walk on part in the war' oppure 'a lead role in a cage'?
Nuoteremo sempre nello spazio ristretto della nostra personale boccia e riusciremo a trovare un altro prato dove non incontrare le nostre solite paure?