Quasi vent'anni

Luglio 2008
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.

giovedì 6 ottobre 2011

Quanto ancora?

Non è possibile, non ce la faccio più.
Stanotte ho sognato il mio telefono che suonava e la tua voce - la tua! - che diceva: “Ciao, sono io.”, con quel tono titubante che avevi sempre, come se non sapessi quale risposta aspettarti.
Era così reale che mi sono alzato a controllare assurdamente se ci fossero state chiamate perse.
Sei sempre qui, vicinissima, la voglia di toccarti è tale che devo rileggere spesso le tue ultime parole, “ti sarei grata se mi evitassi di tornare sull'argomento in futuro”, per respingere il desiderio di  cercarti ancora.

Trovo anche poco senso nel continuarne a scrivere, sempre gli stessi pensieri, le stesse angosce, monotematico, nessun passo avanti.

domenica 2 ottobre 2011

Forse non è la strada giusta

Cosa mi lega ancora a te?
Dopo tutti questi mesi di silenzio, di conferma della tua decisione di non volermi più vedere mi domando quale sia il motivo ultimo per il quale non riesca a rassegnarmi.
Mi chiedo anche se quello che hai deciso corrisponda con ciò che desideri o se ti stia sforzando di fartelo piacere.
Come mi è già capitato in passato, è il non sapere che m’inquieta, anche se adesso non fa differenza, visto che di te non devo più sapere niente.
Ad ogni modo, sono sempre alla ricerca di un modo per razionalizzare quello che ancora provo per te. Se devo abbandonare le speranze ho bisogno di ridurre l’influenza dei miei sentimenti verso di te; forse, partendo dalle motivazioni per le quali continuo a pensarti, posso riuscire a disinnescarne almeno qualcuna così da creare la massa critica necessaria per avere più indifferenza che coscienza.
Tutto è nato quando nella storia delle nostre vite ognuno è entrato con la propria in quella dell’altro: tutti e due abbiamo riconosciuto subito quell’incontro per quello che era, un taglio netto con quanto avevamo pianificato delle nostre esistenze, nulla sarebbe stato più come prima.
Lasciamo stare i discorsi sul destino che ci domina, no lo scelgo io, eccetera, resta che tu eri lì per me ed io per te, in quel momento i fili della nostra vita si sono legati con nodi per i quali servono due volontà per essere sciolti.
Non so tu, ma io mi sento come se dovessi tenere entrambi i capi dei fili per mantenere saldo il nodo, dato che do per scontato che tu abbia lasciato andare il tuo.
Naturalmente sei libera di fare quello che vuoi e di avere il diritto di vedere rispettate le tue decisioni, ma altrettanto io esercito la mia prerogativa di assecondare i miei sentimenti.
Quello che mi lega a te è il risultato di anni di tenacia e consapevolezza di quanto io sia innamorato, due forze, perseveranza ed amore, che è difficile ricondurre a qualcosa di razionale.
Forse la strada che ho imboccato, quella di cercare un modo per lasciarti andare, non è quella giusta, di sicuro non è (ancora?) tempo per percorrerla.