Quasi vent'anni

Luglio 2008
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.

mercoledì 21 marzo 2012

Qualcosa di tangibile

Ho appreso che è morto il poeta Tonino Guerra, non lo conoscevo ma oggi sui giornali ed alla radio ce n'è stato abbastanza per stancarsi; non è colpa sua, ma sembra che sia stata colta l'occasione per convincerci che abbiamo tutti bisogno di poesia.
Non io, almeno non ora; quello di cui sento il bisogno è concretezza, bistecche di manzo, una bella discussione con qualcuno, una corsa, musica ad alto volume e perchè no, sesso.

giovedì 8 marzo 2012

La superficie

Mi hai chiesto come riesco ad essere distaccato riguardo ai nostri momenti di lontananza: non c'è un metodo universale, a seconda del periodo e dello stato d'animo cerco di inventare una soluzione che mi permetta di continuare a sopravvivere alla mia doppia vita ed a godere al massimo dei nostri brevi e rari momenti.
In queste ultime settimane ho cercato di dividere in due piani quello che ci riguarda: sopra e sotto la superficie.
Sopra ci sono le mie ansie di quando aspetto un tuo messaggio, indipendentemente dal fatto che ne sia appena arrivato uno, l'agitazione delle ore subito precedenti al vederti, la ricerca di qualche istante durante la giornata per rilassare il cervello e lasciare spazio solo a pensieri che ti riguardino, la fatica, a volte, di essersi dovuto imporre che fosse necessario aspettare un altro giorno perchè magari avrebbe portato la fine del silenzio, lo stesso tuo stordimento nel cercare di decifrare che tipo di emozioni si stia provando e se possa essere sopportabile continuare a farlo. Tutte cose che hanno bisogno di tempo, non richiedono decisioni veloci e, anzi, vanno pianificate. L'attenzione da dedicargli è sproporzionata rispetto alla loro importanza, sono situazioni da affrontare ma non meritano tutti gli sforzi che si è obbligati a compiere. Navigare in superficie comprende tutto ciò che mi divide da te e che devo fronteggiare, è la parte della lavagna con i nomi dei cattivi.
Sotto c'è quello che hai descritto in modo così emozionante, da prendere d'un fiato, in apnea - non per niente siamo sotto la superficie - tanto da farmi chiedere: "Dove sono stato finora?".
Lì sotto il riverbero delle luci e dei suoni del mondo di sopra svanisce via via che affondiamo in noi che con un'esplosione improvvisa di certezza ci liberiamo delle armature e del tempo impiegato per indossarle.
Credo che in quei momenti rimanga solo quello che di me ti appartiene e viceversa, che poi è tutto quello che abbiamo.