Quasi vent'anni

Luglio 2008
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.

giovedì 28 agosto 2008

L'intermezzo

Spesso, nei rapporti interpersonali, arriva un momento di riflessione, di calma piatta, dove ciascuna delle parti sembra stare bene da sola senza avere bisogno d'altro.
Questo periodo può sfociare in una maggiore consapevolezza di avere bisogno l'uno dell'altra, così come portare alla convinzione che non si possa più rimanere insieme. La decisione finale viene accettata, più o meno volentieri, di comune accordo.
A volte, per meglio ragionare sul proprio futuro, ci si separa fisicamente, lasciando comunque un recapito per i successivi contatti.
A noi non accadde così.
Il modo triste con cui ci lasciammo portò anche alla mancanza di riferimenti tanto che, mesi dopo, non avrei proprio saputo come fare per poterla rintracciare. Uno dei dubbi che ricorreva era quello di non sapere cosa sarebbe successo se solo fossi stato un po' più deciso ed intraprendente.
La mia vita continuò su una specie di binario parallelo, ebbi soddisfazioni e dolori in quantità e qualità, credo, comune a tante altre persone.
Furono anni a corrente alternata, a volte il ricordo di lei era asfissiante, altre rimaneva sottotraccia; ricordo però che la sera, prima di dormire, mi domandavo dove mai fosse e quale ricordo conservasse di me.

sabato 9 agosto 2008

Quante parole

servono per esprimere uno stato d'animo, un sentimento? Sono sufficienti? Adeguate? Possono venire fraintese a seconda del contesto nel quale si è abituati a pronunciarle od ascoltarle, se non si è certi del significato o perchè sono di moda, appartenenti al gergo del momento. Sono sempre valide o perdono consistenza col passare del tempo?
Quante se ne vorrebbero dire e per quante si trova veramente il coraggio?
E se non si avesse la possibilità di farsi ascoltare o leggere per la distanza, l'irreperibilità?
Non potendo ascoltare i sentimenti e le emozioni degli altri dobbiamo affidarci a suoni e scarabocchi e questo mi sembra francamente riduttivo.

venerdì 1 agosto 2008

La prima parte


è quella che ci vede conoscerci e capire che non potevamo fare altro se non innamorarci.
Il giorno che in ufficio ci presentarono - lei era appena arrivata, io mi trovavo lì da pochi mesi - cercai di fare il brillante con la classica battuta riguardo a quante persone aveva già conosciuto e che sicuramente avrebbe avuto bisogno di un ripasso per ricordare tutti i nomi, compreso, naturalmente, il mio.
Mi confessò tempo dopo che di me si era ricordata dal primo momento.
Qualcosa si era già mosso in tutti e due, ci cercavamo approfittando di qualsiasi scusa: la pausa caffè, il pranzo, la fotocopiatrice. Eravamo nella zona centrale della città e si sfruttava l'intervallo per passeggiare al parco o lungo i negozi.
Avevamo però entrambi la consapevolezza di non avere futuro: io già promesso ad un'altra, lei che, pur desiderandomi, non era disposta - giustamente - ad avermi ad intermittenza.
Abbiamo cercato comunque di restare vicini; durante la settimana era facile, lavorando negli stessi uffici, e poi io rincasavo sempre tardi quindi non c'era pericolo se ogni tanto l'accompagnavo a casa per poter stare di più con lei. Era davvero un'intimità impossibile.
Facemmo più di un tentativo per lasciarci; ricordo che un giorno, un Venerdì, avevamo deciso di non frequentarci più ed era ormai quasi ora di uscire dall'ufficio quando mi telefonò dicendomi che già sentiva la mia mancanza.
Nonostante la sua più giovane età, lei dimostrò più fermezza e decisione, così, alla fine, ostentammo indifferenza e la vita fece il resto: io cambiai lavoro, ci fu qualche altro rarissimo ed asettico incontro a pranzo, poi ci perdemmo definitivamente di vista.