Quando ho dato inizio a questa storia, tre anni fa ormai, ricordavo quanto avrebbe potuto essere coinvolgente avendone già vissuto una parte tanti anni prima, ma come un adolescente senza pensieri non ho tenuto conto degli effetti che avrebbe potuto avere la sua fine, anche se c'erano cartelli dappertutto con scritto 'pericolo'. Ho detto: 'al diavolo, potrò fare qualcosa solo per me stesso per una volta', così adesso sono qui che mi lecco le ferite e passo le mie giornate nella speranza che anche tu non resista e ti faccia viva.
Ce ne sarebbe abbastanza per farsene una ragione e decidere una volta per tutte di smetterla di coltivare illusioni, forse farò così, tanto sono sicuro di quello che ho in fondo al cuore e la mia ansia di riaverti non modifica quello che potrà essere il futuro, non accelera nè rallenta quello che capiterà, o non succederà, naturalmente.
C'è un futuro deserto ma pieno di buoni propositi che mi aspetta, almeno così sembra oggi, domani chissà.
Quasi vent'anni
Luglio 2008
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.
2 commenti:
non abbandonare la speranza, ti prego. il tuo sperare dà speranza anche a me.
Sono un po' spaventato dalla responsabilità di intrecciare due speranze, sentimento che credo quanto mai soggettivo e privato. Del resto, avendone scritto pubblicamente, è come se avessi autorizzato chiunque ad appropriarsene.
Inoltre, io incanalo la mia speranza verso un certo obiettivo, che non è detto sia anche il tuo e credo che esistano diversi tipi di speranze a seconda di quello che ci si augura.
Se ti può tranquillizzare, sappi che sono troppo egoista per rinunciare a sperare nell'amore della mia vita.
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