Prima o poi arriverò, in coda dietro ad un camion enorme sulla provinciale in questa Brianza operosa di finti onesti che con la scusa di essere i soli lavoratori al mondo non ti danno neppure la precedenza.
La strada non è lunga, sono i pensieri che non finiscono mai, ti obbligano a dargli retta per poterli almeno mettere in fila, trovare una sequenza. Resta che tocca accostare e fermare l'auto, spegnere il motore e guardare con gli occhi sbarrati la fila di macchine costrette alla velocità del grosso mezzo, probabilmente contente che uno si sia tolto dai piedi, l'illusione di aver guadagnato terreno.
A quest'ora di sera non sono comunque in molti per strada, quindi la coda si diluisce presto, fino a lasciare che siano i lampioni accesi a dare un segno di vita su questo tratto ed un'auto ogni tanto che passa veloce, forse incredula di aver strada libera davanti.
Lo so che non ne verrò a capo stando lì, chiudere gli occhi e lasciare che la stanchezza arrivi è un modo per ricordare che non posso passare la serata seduto in macchina ai bordi del nulla, quindi riavvio il motore e l'incantesimo si spezza, dove finisce il silenzio?
Alla fine arrivo allo svincolo per entrare in autostrada; il raggio della curva e l'illuminazione dei fari trasformano i rami degli alberi in grandi dita ossute che cercano di trattenermi, ma ormai sono lanciato, tre vuote corsie d'asfalto, so che non ci sono apparecchi di controllo della velocità quindi esagero un po' con l'acceleratore, accendo la radio e alzo il volume perchè so che dopo poco mi darà fastidio così spegnendola avrò l'illusione di un istante di pace, di ritrovare il silenzio,
Lo svincolo di uscita è a pochi metri, dieci minuti e sarò arrivato.
Quasi vent'anni
Luglio 2008
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.
lunedì 15 marzo 2010
domenica 7 marzo 2010
Il tempo non è galantuomo
Finalmente di nuovo insieme, dopo quasi due mesi (!) di inconvenienti ed imprevisti.
Una sequenza lunghissima di mail dalle quali si capiva la tensione e lo strazio di non poter fare altro che aspettare, addirittura, fino a due settimane fa, senza nemmeno sapere quanto.
Avevo il terrore di un raffreddore, quest'anno non mi hanno risparmiato, dell'impegno di lavoro dell'ultimo momento, di una gomma bucata, gli imbecilli della BMW non prevedono la ruota di scorta, di una sfiga improvvisa.
Nel mezzo, problemi familiari che ti fanno sentire ancora più colpevole ed allo stesso tempo bisognoso di qualcuno a cui appoggiarti.
C'è voluto un po' di tempo prima di riacquistare di nuovo la consapevolezza che fossimo solo noi due e che avevamo un intero pomeriggio a disposizione, ma dopotutto siamo solo umani, inquinati dalla fatica di rimanere tali durante i lunghi periodi di lontananza.
Spaventa ed allo stesso tempo esalta vedere quanto siamo determinati a sopportare, a rischiare, ad attendere.
Una sequenza lunghissima di mail dalle quali si capiva la tensione e lo strazio di non poter fare altro che aspettare, addirittura, fino a due settimane fa, senza nemmeno sapere quanto.
Avevo il terrore di un raffreddore, quest'anno non mi hanno risparmiato, dell'impegno di lavoro dell'ultimo momento, di una gomma bucata, gli imbecilli della BMW non prevedono la ruota di scorta, di una sfiga improvvisa.
Nel mezzo, problemi familiari che ti fanno sentire ancora più colpevole ed allo stesso tempo bisognoso di qualcuno a cui appoggiarti.
C'è voluto un po' di tempo prima di riacquistare di nuovo la consapevolezza che fossimo solo noi due e che avevamo un intero pomeriggio a disposizione, ma dopotutto siamo solo umani, inquinati dalla fatica di rimanere tali durante i lunghi periodi di lontananza.
Spaventa ed allo stesso tempo esalta vedere quanto siamo determinati a sopportare, a rischiare, ad attendere.
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