Allora è così che succede: un imprevisto sul calendario già povero di combinazioni fa traboccare il vaso delle difficoltà portando rassegnazione e la convinzione che il calvario della separazione sia comunque più facile da gestire di una continua lotta per vivere due vite conteporaneamente, ognuna con la sua velocità.
Questa mattina ho portato l'auto in officina e per far passare il tempo mentre la sistemavano sono entrato nel Mediaworld di un vicino centro commerciale: alle nove del mattino eravamo io e le cassiere, ma c'era la musica che andava e anche se ho sempre criticato quelli che si fanno coinvolgere dalle canzoni, questa volta non si poteva propri non fare dei paralleli, così ho fatto finta di interessarmi alle caratteristiche dei frigoriferi e mi sono ascoltato tutta 'Il giorno di dolore che uno ha'.
Ho sempre associato il concetto di 'farsi una ragione' ad un senso di sconfitta e poco consola se si sceglie il male minore, ma tant'è, la vita è fatta di scelte, anche quelle che piacciono poco.
Il silenzio radio dura ormai da quasi due settimane e, in fondo, sono contento di essere stato io a chiederlo anche se, mentre cliccavo il bottone dell'invio del messaggio, è stato come accoltellarsi. Non rinuncio comunque a sbirciare la mail ogni tanto, ma so che non ci sarà nulla nè che potrò essere richiamato come la prima volta, quando tutto è cominciato.
Mi rendo anche conto che questo è un testo poco organico, ma sono alla seconda bottiglia e posso permettermi di esserlo.
Quasi vent'anni
Luglio 2008
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.
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