Ieri mattina, mentre stavo andando al lavoro, è squillato il telefono; erano circa le 8.45 e stavo ascoltando una cosa interessante alla radio, quindi ho controllato il numero che mi stava chiamando e siccome non lo conoscevo non ho risposto, ripromettendomi di richiamarlo dopo. Al momento non ci ho fatto caso, poi però, quando ormai ero arrivato in ufficio, alcune cifre mi sono tornate in mente ed hanno cominciato a tremarmi le gambe perchè mi ricordavano il tuo numero di telefono.
I pochi secondi che mi ci sono voluti per recuperarlo da dove lo tengo nascosto non finivano mai: c'erano dei numeri che combaciavano, ma non eri tu.
Non dimentico però l'agitazione che mi aveva preso, la stessa che provavo prima di vederti o quando me ne ero appena andato via. Non è cambiato niente, quando abbiamo ricominciato la nostra storia, ormai quasi tre anni fa, l'effetto che entrambi abbiamo provato è stato quello di un uragano, ieri mi è successa di nuovo la stessa cosa, pensa cosa sarebbe stato se fossi davvero stata tu a chiamare.
Quasi vent'anni
Luglio 2008
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.
Quasi vent'anni è il tempo passato dal momento in cui l'ho conosciuta.
Quello che è scattato allora è già stato oggetto di pagine e filmografia, poi il tempo ha avuto ragione per un lungo periodo. Il pensiero era sempre a lei, a quello che era stato, che avrebbe potuto essere.
Persa di vista, senza contatti, sono passati anni alterni nei quali il bisogno di ritrovarla era asfissiante e sopito ma sempre presente.
Poi tramite altre conoscenze ho saputo dove si trovava; ho aspettato parecchio prima di chiamarla, dopo tutto quel tempo ero ancora più indeciso.
Dopo il primo appuntamento - neutro, asettico, falso - non ce l'ho fatta più, sono ritornato a vent'anni prima ed ho preso una porta in faccia.
"E' tutto finito", ho pensato, insieme alla porta si era chiuso anche il passato: cancellato.
Ma era come il mare che si gonfia al largo, non si vede, ma, quando arrivano, le sue ondate sommergono e spazzano via gli ostacoli. E' squillato il telefono, ho riconosciuto il suo numero. Un uragano.
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